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venerdì 20 marzo 2009

Il multitouch secondo Jeff Han


Forse il suo nome dice poco o nulla a chi starà leggendo... Jeff Han lavora sulla tecnologia del multitouch, e per questo ha fondato un'azienda (la Perceptive Pixel) che sviluppa questi concetti. E in un'intervista rilasciata qualche mese fa a Wired parla degli sviluppi del multitouch; offrendo un punto di vista decisamente interessante.

Han parte da una semplice constatazione: quarant'anni di interfacce hanno il loro peso, imprimono abitudini di cui ci si deve assolutamente liberare se si vuole davvero creare qualcosa di innovativo. "Come Yoda", afferma, "occorre disimparare per imparare".
Effettuare uno zoom con due dita (il riferimento a Apple e al suo iPhone è evidente), è come grattare la superficie del multitouch. Se si vuole ottenere un vero multitouch occorre perciò allontanarsi dai concetti di tastiera e mouse che questi apparecchi propongono, e che certe aziende (come Microsoft), presentano come innovativi.
Qui Han spiega che i sistemi operativi attuali non sono in grado di gestire il multitouch, e di scatenarne quindi tutto il potenziale. Per questa ragione la sua azienda lavora su un sistema operativo proprio, concepito e realizzato attorno al multitouch. Secondo Han solo così ci si potrà liberare delle interfacce attuali.

La corsa al multitouch appare al momento una nuova moda, cui si piegano volentieri molte aziende, afferma Han. Si registrano brevetti, e questo appare ovvio. Quello che appare meno ovvio è alla lunga il proliferare incontrollato di soluzioni diverse tra loro per ottenere la medesima cosa, con l'effetto di creare confusione negli utenti chiamati poi a gestire queste nuove interfacce. Ci vorrebbe quindi una sorta di autorità garante, capace di dettare delle regole comuni e condivise.

Han critica ancora certe aziende perché usano la terminologia "multitouch" per poi proporre apparecchi che funzionano al massimo con "two-touch". Questo può recare dei danni, e generare quindi confusione. Per questo Han preferisce parlare del "vero multitouch", e per smarcarsi da quello che fanno le aziende già presenti sul mercato, conserva la propria azienda lontana dalla realizzazione di dispositivi per il mercato "consumer". Al momento il suo mercato di riferimento sono le aziende. C'è molto ancora da lavorare, e per questo Han preferisce rivolgersi ad un mercato magari piccolo, ma altamente sensibile e attento a questo tipo di tecnologia. Poi, si potrà travasare l'esperienza acquisita in prodotti per il largo pubblico.
"E' importante", spiega Han, "non usare questi nuovi sistemi per ordinare qualcosa al ristorante" (allusione a Microsoft). E' meglio invece cercare di capire come il multitouch può essere impiegato utilmente per visualizzare delle presentazioni, oppure delle informazioni. Come può un ingegnere manipolare liberamente le parti di un motore? Questa seconda Han è la sfida.

Han indica anche una possibile via per ottenere questa tecnologia. Parla infatti di materiali che riconoscono e misurano il livello di pressione di ciascun dito della mano. Ed entro qualche mese (Han afferma un paio di mesi), si potrà vedere qualcosa al riguardo.
Non parlate del film "Minority Report" a Jeff Han: lo odia. Le interfacce solo gestuali non funzionano. Occorre piuttosto offrire all'essere umano un ritorno tattile, anche se Han non esclude che in futuro lontano le due cose non possano ritrovarsi assieme.

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