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giovedì 26 febbraio 2009

Steve Jobs, Apple e la loro salute


Il titolo del post può sembrare strambo... Vediamo perché così non è.

Il 14 gennaio Steve Jobs ha mandato una e-mail ai dipendenti Apple, Steve Jobs ha fatto sapere che prenderà un permesso per malattia fino a fine giugno.
Nell’e-mail Jobs spiega che la decisione è legata alla necessità di placare la diffusa curiosità sulla sue condizioni di salute, fonte di “distrazione” (e a volte qualcosa di più...) non solo per lui e per la sua famiglia ma anche per l’azienda nella sua interezza, e di concentrarsi sulla propria salute.

“In aggiunta” scrive Steve “la scorsa settimana ho appreso che i miei problemi di salute sono più complicati di quanto pensassi dapprincipio”.

Fino a fine giungo sarà Tim Cook a fare le veci del CEO e a sostituire Jobs nella routine quotidiana in azienda. Jobs in ogni caso verrà interpellato e continuerà a ricoprire il ruolo di Chief Executive Officer, vagliando decisioni importanti per la strategia aziendale.

“Il nostro consiglio di amministrazione supporta pienamente questa decisione” dice Jobs prima di congedarsi affettuosamente: “Non vedo l’ora di rincontrarvi tutti quest’estate.”


A questo comunicato, hanno fatto seguito le famose "distrazioni", ovvero delle speculazioni che hanno fatto scendere il titolo AAPL in borsa. Ma perché questo? Per capirlo facciamo un passo indietro di alcuni anni. Quando Steve Jobs tornò alla Apple, questa stava per fallire... Egli riuscì a salvarla, la risollevò nettamente, facendola tornare veramente competitiva, fino ad oggi (tenete presente che prima della crisi il titolo aveva quasi raggiunto i 200$). Ogni scelta, più o meno, passava per Steve Jobs, per cui col tempo si è arrivati ad identificare Apple con Steve Jobs.

Purtroppo il CEO ha problemi di salute non piccoli, tant'è che qualche anno fa è stato operato per un cancro al pancreas. Nel caso in cui venisse a mancare, Apple perderebbe ben più di un ottimo CEO, perché il valore dell'azienda è dato proprio dalla sua presenza a Cupertino.

Il fatto che non ci sia limite al peggio è dimostrato appunto dalle speculazioni che di tanto in tanto emergono. Il picco massimo di indecenza lo hanno toccato due volti noti dell’universo informativo che ruota intorno ad Apple. Dan “Fake Steve Jobs” Lyons, giornalista di Newsweek, e Jim Goldman di CNBC sono arrivati a litigare in diretta durante una trasmissione della stessa CNBC (da cui Lyons è stato successivamente bannato). Il motivo del contendere? Non è il merito della questione, ovvero la salute del CEO, come qualcuno potrebbe ottimisticamente ipotizzare. I due scafati professionisti hanno pensato bene di battibeccare su un problema prettamente giornalistico, ed inutilmente autoreferenziale. Vi rimando al video qui sotto per saperne di più (il “bello” viene a 3 minuti e 30 secondi dall’inizio).



Dan Lyons, che negli ultimi pezzi scritti per Newsweek sembra sfogare una violenta necessità di rivalsa mediatica nei confronti di Apple e di Jobs in particolare, arriva fino al punto di intimare a Goldman, uno che invece ama far vedere quanto è “ammanicato” con i grandi della Silicon Valley, di chiedere scusa a Gizmodo.

In Italia non va molto meglio e i giornalisti pagano lo scotto di occuparsi di Apple solamente per gli eventi comandati (WWDC, Macworld) e in occasione degli special events o delle cattive notizie. Questo paragrafo tratto dall’articolo di Repubblica, che perlomeno stavolta non ha usato una foto da cui ha rimosso il watermark di setteB.IT e TAL, parla da solo:

“Un piano di successione - e la Apple non lo ha nascosto nei mesi scorsi - esiste ma “per ovvie ragioni è confidenziale”, ha spiegato la società lo scorso 5 gennaio. Secondo indiscrezioni, il posto di Jobs potrebbe essere preso da un interno: in lizza ci sarebbero Philippe Schiller, che ha tenuto al posto dell’ad il discorso al MacWorld 2009, e lo stesso Cook che, come hanno commentato alcuni osservatori, “si veste anche come Jobs”.

Non si capisce bene dove, lo scorso 5 gennaio, abbiano appreso che il piano di successione c’è ma è confidenziale, dato che nell’unico comunicato ufficiale rilasciato dal Consiglio di Amministrazione in tale data di questa informazione non vi è traccia. Non sono le indiscrezioni a suggerire che il posto di Jobs possa essere preso da un interno. E’ l’unica cosa che in tutta questa storia può dirsi praticamente certa. Impeccabile la nota di costume finale; evidentemente fra gli osservatori a cui si riferisce Repubblica deve esserci anche Alfonso Signorini.

Una nota positiva. Bruno Ruffilli, su La Stampa, delinea un quadro completo ed equilibrato. A livello internazionale ci pensa Walt Mossberg, WSJ, a pacificarci con il buon giornalismo tecnologico statunitense, che però, pur perdendosi in morbose congetture, riesce sempre a distinguere fra Philip e Philippe nel riferirsi al Vice Presidente Schiller, un compito evidentemente troppo difficile per i redattori di Repubblica. Certi giornali, se si ritengono tali, non dovrebbero scrivere panzanate! Se non si intendono di un argomento chiedano ad un esperto (oltretutto in questo caso bastava spulciare qua e là qualche blog, ma forse la redazione di Repubblica aveva bisogno di riempire una pagina vuota, che poi, per quello che hanno scritto, tale è rimasta).

Concludo con un fatto positivo. Secondo Arthur Levinson, corporate director di Apple (e Google), Steve Jobs sarebbe pronto per ritornare alla guida dell’azienda come CEO per il mese di Giugno.

Durante la riunione con gli azionisti (la prima svoltasi senza la presenza di Steve Jobs), gli investitori hanno espresso la loro opinione circa il ritorno di Jobs a tempo pieno.

Arthur Levinson ha rassicurato gli azionisti ribadendo che “nothing has changed” in merito alla salute del grande CEO. E’ certo che dopo gli scarsi successi del titolo in borsa, gli azionisti sperino nel ritorno di Jobs.


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