Gio.Kernel - Blog di Giovanni B. Saccone in diretta dall'Italia! - Apple, Mac, Lezioni di Vita, Video, Internet, News, Google, Chi più ne ha più ne metta! :-)

sabato 23 maggio 2009

Mac OS X sempre più sicuro!

Se avete un Mac, allora vi sentite, giustamente, sicuri. In un certo senso immuni da hackers e virus: tutte faccende che lasciamo volentieri a chi possiede un PC con Windows. 

Da questo punto di vista, la storia per Apple è sempre stata più gloriosa di Microsoft; chi si diverte a programmare virus ha poche motivazioni per tentare di attaccare un Mac e Apple ha potuto concentrarsi sull’implementazione di feauters innovative nei propri OS, guardando Microsoft intenta a contrastare attacchi provenienti da tutte le parti. 

Tuttavia, a Cupertino, non amano restare con le mani in mano e con le nuovi versioni di Mac OS X, sono state introdotte funzionalità importanti per la sicurezza del sistema: il sandboxing, ad esempio, garantisce che gli applicativi facciano solo ciò per cui sono programmati, limitando il loro accesso ai documenti e alla rete, e una versione di questo è stata implementata anche nell’iPhone per obbligare ogni applicazione ad accedere esclusivamente ai propri files e preferenze. Snow Leopard, la prossima release di Mac OS X, non vuole essere da meno in tema di sicurezza. 

Snow Leopard, grazie alla sua architettura a 64 bit, oltre a ampliare il sandboxing, innanzitutto potenzierà l’ASLR (una funzione di protezione contro buffer overrun e exploit), già utilizzata per rendere Leopard più sicuro; l’attuale architettura a 32 bit di Leopard, però, risulta tutto sommato limitata, costretta in 4GB di allocazione che rendono la vita più semplice ad un eventuale software malevole appositamente programmato. Grazie ai 64 bit, Snow Leopard garantirà maggiore protezione rendendo meno prevedibili (e più nascoste) le posizioni di codice e dati e, non sapendo dove attaccare, la maggior parte dei tentativi fallirà automaticamente. 

Come, inoltre, già accade per i processi a 64bit su Leopard Server (come il server Apache), tutta la memoria scrivibile verrà considerata non eseguibile di default e questo previene tentativi di forzare i processi ad eseguire stringhe di codice malevolo come se fossero istruzioni proprie. 

Insomma, il fatto che nel corso del tempo i prodotti Apple non siano stati presi d’assalto da malwares e virus vari (per tutti i motivi che possono venirvi in mente) ha permesso agli ingegneri di Cupertino di concentrarsi sulla sicurezza dei propri sistemi sempre preventivamente; questo significa che noi utenti possiamo dormire sonni tranquilli, anche Snow Leopard sarà il sistema più sicuro sul mercato.

[via TheAppleLounge]

Sicurezza: gli attacchi più comuni

Per centinaia di anni gli uomini hanno protetto i confini delle loro case per salvaguardare i propri beni. Col passare del tempo ci si è resi sempre più conto che la stessa filosofia deve essere applicata anche alle reti di telecomunicazioni, per proteggersi da pericoli esterni e interni alla rete stessa.

Vi elencherò alcuni tipi di attacchi ai quali una rete di telecomunicazioni più essere sottoposta.

Partiamo dal cosiddetto “Packet sniffing“: l’attacco consiste nell’intercettazione passiva del traffico che viaggia sulla rete, al fine, per esempio, di intercettare in maniera fraudolenta password o altre informazioni riservate.

Sono disponibili in Internet, anche gratuitamente, software chiamati Sniffer, capaci di intercettare, memorizzare e analizzare il contenuto del traffico presente in rete.

Un altro attacco è quello del “Password Cracking“, che consiste nel recuperare le password per accedere a informazioni o servizi riservati.

Esistono diverse forme di Password Cracking: in questo post ne analizzerò alcune.

Il “Dictionary Attack” consiste nell’indovinare la password scegliendola all’interno di un insieme di potenziali password. Queste potenziali password possono essere le informazioni personali dell’utente obbiettivo dell’attacco (data di nascita, targa dell’automobile, etc.), oppure parole di uso comune (nomi propri, nomi di oggetti, volgarità, etc.).

Il “Brute Force Attack” consiste nel tentare ogni possibile combinazione di caratteri.

Un altro attacco è il “Denial of Service“, che consiste nel saturare le risorse di un servizio (un sito Web, ad esempio), tanto da renderlo inaccessibile o inutilizzabile ad altri utenti. L’attacco è tipicamente realizzato inviando un numero elevatissimo di richieste di connessione a un server Web o FTP.

Un altro attacco è quello, noto a tutti (e sicuramente più comune), dei virus: software creati per diffondersi in rete con l’obbiettivo di distruggere dati o paralizzare sistemi.





[via oneITsecurity]

lunedì 18 maggio 2009

Apple numero 1 anche per Customer Experience

Eccovi un nuovo spot Apple comparso in queste ore in alcuni siti importanti...

Mac e PC discutono dei risultati dell'ultima ricerca Forrester in cui la Mela ottiene il primo posto nella classifica dei costruttori di computer per quanto riguarda la Customer Experience, a lunga distanza del secondo classificato. Alla discussione partecipano anche due nuove comparse che si trovano a sinistra sullo schermo, di fatto adottando un nuovo schema grafico e funzionale che rende ancora più accattivante lo spot di Apple. Le due fotografie a sinistra, apparentemente un'altra immagine pubblicitaria, ritraggono lo stesso utente calvo e con i capelli, rispettivamente prima e dopo un trattamento per la ricrescita.




domenica 17 maggio 2009

Il culto Think Different

Ieri vi ho proposto il famoso spot della storica campagna pubblicitaria "Think Different" di Apple. Oggi vi propongo qualche riflessione...


Think Different è persino grammaticalmente non corretto, perchè dovrebbe essere scritto “Think Differently”. Ma niente riesce a togliere potenza alla campagna pubblicitaria - giocata contemporaneamente con uno spot televisivo e migliaia di affissioni - più importante fra tutte quelle utilizzate da Apple in oltre trent’anni di storia. Think Different, “pensa in maniera differente”, è un esercizio di comunicazione emozionale che ha fatto scuola al punto di essere una delle campagne più imitate al mondo. Se lo scopo della pubblicità è suscitare emozioni che accendono i desideri, i quali, a loro volta, spingono agli acquisti, Think Different ridefinisce lo scopo della pubblicità perchè fa qualcosa in più. Costruisce delle identità. Spiega cioè, in chiave emotivo-evocativa, che cos’è Apple, che cos’è il suo prodotto di punta (il Macintosh) e chi è il suo utilizzatore. E questo, nel 1997 era il principale problema di Steve Jobs una volta tornato alla guida di Apple.

Cambiare il mondo era l’obiettivo del Macintosh più che dei personal computer di Apple che l’avevano preceduto, e questa dichiarazione molto ambiziosa è entrata, in un modo o nell’altro, non solo nel DNA della casa di Cupertino, ma anche dell’intero settore. E per cambiare il mondo è necessario pensare alle cose di tutti i giorni in maniera molto differente, dal punto di vista razionale, ma anche emotivo. Questo era il cuore, nato con il Macintosh, della strategia per la realizzazione dei prodotti Apple una volta che, nel 1997, Steve Jobs riprese il controllo dell’azienda. E questa è anche l’idea dietro alla comunicazione affidata nuovamente a Chiat/Day (l’azienda pubblitaria responsabile delle iniziali campagne pubblicitarie di Apple coronate da successo, come 1984, NDR).
La campagna Think Different, spiegava il 3 Agosto 1998 al New York Times Allen Olivo, allora responsabile per le worldwide marketing communications, è “per le persone alle quali non importa che cosa faccia il computer, ma a cui interessa cosa possono farci. La premessa è che quanti usano il computer di Apple sono differenti, e che noi che produciamo computer per quei pensatori creativi che credono che un individuo possa cambiare il mondo”.

La campagna Think Different era basata su uno spot televisivo e su poster e affissioni in cui comparivano i volti dei personaggi contemporanei definiti “i folli”: Bob Dylan, Albert Einstein, Ted Turner, Pablo Picasso, John Lennon e Yoko Ono, Thomas Edison, Muhammed Alì, Alfred Hitchcock, Miles Davis, Lucille Ball e Desi Arnaz, Marthin Luther King, Amelia Everhart, Jim Henson, Rosa Parks, Frank Lloyd Wright e persino l’attore Jerry Seinfeld.
“Non stiamo cercando di dire che queste persone utilizzano i computer di Apple - dichiarava sempre al New York Times Lee Clow, a capo della creatività di TBWA/Chia/Day - o che li avrebbero potuti usare. E’ una celebrazione emotiva della creatività, il modo con il quale dovremmo sempre parlare di questo brand.

Gli effetti immediati della campagna pubblicitaria, insieme alla nuova generazione di prodotti che cominciano ad affacciarsi al mercato, portano una boccata di ossigeno ad Apple. E poi c’è la mitologia della campagna stessa, che dura a distanza di tanti anni. Ad esempio l’ultima versione del sistema operativo Mac OSX, la 10.5 chiamata Leopard, fa un piccolo omaggio quasi invisibile a Think Different.


[via TheAppleLounge]